14 settembre 2021

Asset Allocation, perché il modello 60/40 è ancora valido

Giulio Renzi Ricci, senior Investment Strategist di Vanguard, spiega perché i principi di diversificazione di portafoglio, che vedono la relazione inversa tra azioni e obbligazioni nel lungo periodo, dovrebbero essere ancora mantenuti

Mentre l'economia globale si sta riprendendo dall'impatto della pandemia di Covid 19, alcuni investitori mettono in discussione l’efficacia di un portafoglio bilanciato in azioni e obbligazioni, compreso il classico modello 60/40, considerando, in particolare, la fase di debolezza che le obbligazioni attraversano a causa dell’aumento dell’inflazione e delle aspettative sui tassi di interesse.
Sebbene i tassi obbligazionari rimangano vicini ai minimi storici, dall'agosto 2020 hanno registrato una tendenza al rialzo a causa del calo dei prezzi. Al momento in cui scriviamo, il rendimento del Treasury Usa a 10 anni è in rialzo di oltre 40 punti base (bps) nel 2021, mentre il Gilt britannico decennale rende circa 39 bps in più rispetto a inizio anno (fonte: Bloomberg, dati tra il 4 gennaio 2021 e il 27 agosto 2021).

La pressione al ribasso sui prezzi delle obbligazioni deriva dai recenti dati macroeconomici. I dati sull'inflazione globale sono aumentati in tutti i mercati chiave nella prima metà del 2021, spingendo i mercati a prevedere un aumento dei tassi d’interesse da parte delle Banche Centrali prima del previsto, per evitare che possa prendere piede un aumento dell’inflazione.
I nostri economisti non si aspettano un aumento prolungato dell'inflazione in Europa e ritengono che il ritmo dei rialzi dei tassi d’interesse sarà graduale. Detto questo, rimangono le preoccupazioni sul mantenere un'allocazione di portafoglio fissa sull’obbligazionario governativo, dato che i prezzi scenderanno con l’aumentare dei tassi.

Ora, è importante ricordare che mentre l'aumento dei tassi d'interesse può attenuare la performance delle obbligazioni su orizzonti temporali brevi, l'impatto dell'aumento dei tassi sul lungo termine può essere diverso. In definitiva, la ragione principale per detenere obbligazioni in un portafoglio multi asset a lungo termine è quella di diversificare l'esposizione dell'investitore agli shock del mercato azionario. In altri termini, non bisogna guardare ai titoli di stato come strumenti per aumentare i rendimenti di un portafoglio multi asset.

Ammortizzatori degli shock azionari
La nostra analisi dei mercati negli ultimi 20 anni non solo conferma l'esistenza di una correlazione negativa tra azioni e obbligazioni globali, ma mostra anche che più a lungo i mercati azionari scendono, più è probabile che le obbligazioni svolgano un ruolo stabilizzante all’interno di un portafoglio (fonte: "Hedging equity downside risk with bonds in the low-yield environment", di Giulio Renzi Ricci e Lucas Baynes, Vanguard Research, gennaio 2021). Questo indipendentemente dal livello dei rendimenti obbligazionari.
Vi sono alcuni casi in cui le obbligazioni perdono di valore in linea con le azioni. L'evento più recente è stato il "Covid sell off" del marzo 2020, che ha visto obbligazioni e azioni andare al ribasso, brevemente, in tandem.

La nostra ricerca ha rilevato che le obbligazioni e le azioni hanno subito flessioni contemporanee circa il 30% delle volte, ma questo è stato generalmente il risultato di fattori transitori piuttosto che sistemici. Una volta dato il tempo necessario ai mercati per incorporare le risposte di politica monetaria, abbiamo notato ristabilirsi la solita relazione inversa tra obbligazioni e azioni. Non abbiamo, inoltre, individuato un'alternativa migliore ai titoli di Stato nell'universo del reddito fisso per proteggere i portafogli dal rischio di ribasso delle azioni.

L’aumento dei tassi d’interesse potrà zavorrare i rendimenti?
Per gli investitori preoccupati dalla perdita di valore delle proprie posizioni obbligazionarie, guardare al ritorno totale piuttosto che al ritorno dei prezzi è più appropriato, nel lungo periodo. In un contesto in cui ci si attende un aumento dei tassi, i maggiori rendimenti delle obbligazioni a lungo termine riflettono il compromesso tra la perdita in conto capitale nel breve termine e un reddito da cedola più elevato. In altre parole, gli investitori soffrono a breve termine per ottenere un guadagno nel lungo termine. Questo perché quando i tassi d’interesse aumentano, il ritorno della cedola e quello del prezzo tendono a muoversi in direzioni opposte, compensandosi.

Ci aspettiamo che i portafogli obbligazionari di tutti i tipi e su tutte le scadenze ottengano guadagni vicini ai loro attuali livelli di rendimento. Il recente aumento dei tassi d'interesse di mercato ci ha portato ad aumentare le nostre previsioni sul ritorno annualizzato a dieci anni da 0,5 a 1 punto percentuale per una serie di mercati, comprese le obbligazioni aggregate del Regno Unito e le obbligazioni aggregate globali ex Uk (coperte dal rischio di cambio), anche se i ritorni a lungo termine dovrebbero essere ancora modesti.
Gli investitori preoccupati per un aumento dell’inflazione potrebbero anche considerare di detenere una quota dei propri portafogli in obbligazioni indicizzate, per gestire qualsiasi rischio d’inflazione.

Non esiste il Silver Bullet
Le prospettive per le diverse asset class cambieranno in risposta alle valutazioni in evoluzione delle condizioni economiche e di mercato, ed è per questo che incoraggiamo i consulenti a garantire che i portafogli dei loro clienti siano ben diversificati tra asset class, regioni e settori, in linea con la propria propensione al rischio.

Gli investitori che vogliono assumere un rischio maggiore, alla ricerca di guadagni più elevati, possono adeguare di conseguenza il rapporto tra azioni e obbligazioni nel loro portafoglio. In un contesto economico con tassi ridotti, la soluzione non consiste nel battere il modello 60/40, ma nel trovare la giusta asset allocation che possa dare agli investitori buone probabilità di raggiungere i propri obiettivi nel modo più efficiente.
L'ultima cosa che gli investitori dovrebbero fare è abbandonare i principi di una buona asset allocation.
(Articolo a cura di Giulio Renzi Ricci, senior Investment Strategist di Vanguard)