16 aprile 2020

BlackRock, gli Etf europei festeggiano i primi 20 anni

Il responsabile di iShares illustra il significato del traguardo raggiunto nell’attuale contesto di volatilità e del perché non ha più senso utilizzare il termine “passivo”

In un contesto di mercato volatile, dove gli Exchange traded fund (Etf) stanno dimostrando il loro valore, il mese di aprile 2020 segna anche il ventennio dal lancio dei primi Etf di iShares in Europa.
Stephen Cohen, responsabile Emea iShares e Index Investments di BlackRock, condivide qui di seguito le sue opinioni sulla crescita degli Etf, da prodotti di nicchia a pilastri dei portafogli, rispondendo alle domande più comuni che riceve dal suo osservatorio privilegiato di responsabile del più grande emittente europeo di Etf e illustrando le prospettive del prossimo ventennio.

Chi è il vincitore del dibattito “attivo vs. passivo”?
Questa è una domanda frequente, ma è tempo di andare avanti. La contrapposizione serve per alimentare il dibattito, in realtà si assume erroneamente che gli investitori debbano scegliere. Il termine "passivo", spesso utilizzato come sinonimo di investimenti indicizzati, evoca una letargia che non riflette i diversi modi con cui gli investitori utilizzano Etf e fondi indicizzati per controllare i risultati dei loro investimenti. Gli Etf stanno diventando uno strumento integrato per implementare attivamente le decisioni di portafoglio da parte di tutti i tipi di investitori, compresi i gestori alfa, che sono ora tra gli utilizzatori di Etf a più rapida crescita.

Esiste un pensiero di lungo corso che gli Etf non siano in grado di fronteggiare le turbolenze di mercato senza mostrare crepe: i critici hanno ragione?
Gli Etf hanno superato l'ennesimo test nelle ultime settimane. In una fase di mercato caratterizzata dalla maggiore volatilità registrata dal 2008, questi prodotti hanno funzionato rispettando esattamente i loro obiettivi, in particolare nel reddito fisso. Dato che i sottostanti mercati obbligazionari sono diventati più volatili e più difficili da negoziare, gli investitori hanno utilizzato gli Etf per riequilibrare le partecipazioni, coprire i portafogli e gestire il rischio. Acquirenti e venditori sono stati in grado di finalizzare le negoziazioni sul mercato secondario degli Etf con prezzi in tempo reale, accedendo alla liquidità quando ne avevano maggiormente bisogno. Guardando indietro negli ultimi 20 anni, ogni volta che abbiamo sperimentato una volatilità del mercato, il numero dei nuovi utilizzatori di Etf è aumentato e, una volta adottati, in generale hanno continuato a farlo. Credo che l'esperienza di questa crisi, porterà ad un’accelerazione dell'uso degli Etf a livello globale.

L’implementazione della regolamentazione MiFID II nel 2018 è stata promossa come il grande punto di svolta per gli ETF europei: ha rappresentato un significativo impulso per l'industria?
La MiFID II ha puntato i riflettori su due elementi completamente nuovi: i costi e le negoziazioni. Ha indubbiamente catalizzato una spinta verso l'attenzione all’efficienza in termini di costi all'interno dei portafogli, di cui alla fine beneficeranno gli Etf, proprio come abbiamo visto negli Stati Uniti. Allo stesso modo, prima dell'arrivo di MiFID II i report sulle negoziazioni degli Etf non erano obbligatori e la successiva visibilità sui volumi delle negoziazioni ha superato le aspettative. Gli investitori europei possono ora vedere i volumi reali e la liquidità a loro disposizione nel mercato degli Etf, che attualmente sta attirando nuovi utenti sia a livello europeo sia provenienti dall'Asia e dall'America Latina. Ovviamente il cambiamento non avviene da un giorno all’altro, ma MiFID II ha sicuramente contribuito a creare le basi per la crescita futura.

Quale dimensione può raggiungere l’industria dei fondi indicizzati e Etf?
Qualora esistesse un limite, credo che siamo ben lontani. A livello globale, il patrimonio investito in Etf è pari a 5.000 miliardi di dollari, di cui oltre 800 miliardi in Etf europei, escludendo dunque i fondi indicizzati. Questi numeri possono variare a causa dell'attuale volatilità del mercato, ma la traiettoria di lungo termine rimane invariata. Guardando al contesto generale, gli Etf rappresentano ancora una minima parte del mercato degli investimenti: pari a circa il 10% del patrimonio complessivo investito nell’azionario e meno del 2% nell’obbligazionario.

Cosa ci riservano i prossimi due decenni per l’industria dell’asset management e degli Etf?
Nei prossimi due decenni mi aspetto che gli Etf continueranno a rivoluzionare più settori e a rompere nuovi confini. L’industria dell’asset management sta attraversando un cambiamento strutturale guidato dalla regolamentazione e dalla tecnologia. Una nuova attenzione alle vere fonti di rendimento sposterà l’orientamento del settore dalla tradizionale selezione dei titoli ad un approccio olistico del portafoglio e focalizzato sui risultati, con l'indicizzazione e gli Etf al centro della scena. Gli sviluppi del reddito fisso, delle strategie fattoriali e il passaggio rivoluzionario agli investimenti sostenibili guideranno il futuro percorso di sviluppo degli Etf e la crescita dei fondi indicizzati nella regione.