23 aprile 2024

La rivoluzione dell'intelligenza artificiale: un “gioco” di commodity?

Un'analisi di HANetf sottolinea come lo sviluppo dell’AI potrebbe andare ad alimentare una mancanza di materie prime fondamentali nella produzione energetica, come uranio e rame, che già stiamo vivendo

Il mercato dell’Intelligenza Artificiale, anche in Italia, cresce in maniera impetuosa. Nel 2023 ha segnato un +52%, raggiungendo il valore di 760 milioni di euro, dopo che già nel 2022 aveva registrato un +32% rispetto all’anno precedente. Le potenzialità della grande ondata digitale sono molte, ma quanta energia consuma tutta questa l’intelligenza artificiale?
Una singola domanda posta a Chat GPT, ad esempio, consuma circa il 1500% di energia in più rispetto a una semplice ricerca su Google. È vero che le quantità complessive di energia sono marginali se prese singolarmente, ma se vengono considerate in modo aggregato, si passa a una non piccola parte della domanda totale di energia a livello globale.
Inoltre, secondo una stima dell'Agenzia Internazionale dell'Energia di fine 2023, i data center di tutto il mondo rappresentano tra l'1 e l'1,5% dell'utilizzo di elettricità a livello mondiale. Tutta la comunità scientifica è, quindi, concorde con l'affermare che la rapida diffusione di nuove tecnologie farà aumentare in modo significativo l'utilizzo di energia nel settore e, in un contesto di transizione energetica come quello attuale dove l’energia è la risorsa per cui si stanno cercando delle fonti alternative, questa massiva domanda crea ulteriori difficoltà. Di conseguenza, quando si parla di Intelligenza Artificiale, si dovrebbe fare riferimento anche all'aspetto dei materiali o delle materie prime strettamente legati allo sviluppo di fonti energetiche fondamentali per il suo funzionamento.

Per approfondire la tematica, Tom Bailey, Head of ETF Research di HANetf, partendo dal contesto statunitense e allargando poi la prospettiva al Vecchio Continente, sottolinea proprio come lo sviluppo dell’intelligenza artificiale (AI) potrebbe andare ad alimentare una mancanza di materie prime fondamentali nella produzione energetica, come uranio e rame, che già stiamo vivendo.

“Negli ultimi 20 anni, gli Stati Uniti hanno visto la domanda interna di elettricità restare ferma sugli stessi livelli”, afferma Bailey. “Nonostante la crescita dell’economia americana, si è riusciti ad evitare che essa corrispondesse a un’ulteriore richiesta di energia elettrica, questo grazie ai risparmi di efficienza. Ma la situazione sta cambiando e una delle ragioni principali è proprio il boom della domanda di data center, in particolare di quelli legati al tema dell’intelligenza artificiale.
Per fare un esempio, lo stato della Virginia ha uno dei cluster di data center più densi degli Stati Uniti. Dominion, l'azienda di servizi pubblici che serve lo Stato, aveva precedentemente previsto un aumento dell'energia netta del 2,9% tra il 2022 e il 2037. Ora, secondo gli ultimi dati, la previsione è di un tasso di crescita annuale composto (Cagr) di circa il 4,4% tra il 2023 e il 2028, dovuto principalmente alla domanda di energia da parte dei centri di elaborazione dati.
È verosimile presupporre un simile andamento anche nel resto degli Usa, così come nel Vecchio Continente”.
“Il tema dell’AI domina oggi le scelte di investimento di tanti”, prosegue Bailey, “e mentre molti investitori inseguono il tema attraverso l'esposizione ai titoli tecnologici, in particolare ai grandi nomi come Microsoft, vale la pena di evidenziare anche l'aspetto dei materiali o delle materie prime strettamente legati allo sviluppo e al funzionamento di tale innovazione. Quello che potremmo definire un approccio ‘pick and shovels’. E quando parliamo oggi di produzione energetica, dovendo considerare il contesto di transizione energetica in cui ci troviamo e l’allontanamento di sempre più economie dalla produzione brown di energia, è naturale affermare come l'energia nucleare svolgerà un ruolo chiave nella fornitura di elettricità per questo previsto boom di domanda, causato dall’AI”.

“L’esempio più diretto è Amazon”, evidenzia Bailey, “che a marzo scorso ha deciso di acquistare un centro dati situato vicino a una centrale nucleare in Pennsylvania proprio per porre la sede del suo Amazon Web Services. Ne consegue che con l'aumento della produzione di energia nucleare, la domanda di uranio aumenterà e si tratta di un mercato già in tensione, con previsioni di deficit di offerta rispetto alla domanda. Infatti, l'offerta delle miniere di uranio primario è significativamente inferiore alla domanda, con un deficit cumulativo di fornitura previsto di circa 1,5 miliardi di libbre entro il 2040. Le ragioni di tale deficit derivano da una tardiva riscoperta di questa fonte energetica, dopo anni di ‘messa al bando’ a seguito dell’ultimo grave incidente a Fukushima nel 2011. Riavviare la produzione di una miniera richiede delle tempistiche lunghe, che mal si sposano con la forte domanda di uranio a cui stiamo assistendo. Questo aspetto eserciterà una maggiore pressione sul prezzo dell'uranio, a vantaggio degli estrattori, specialmente quelli a piccola e media capitalizzazione che ancora non hanno contrattato il prezzo della materia e che potranno quindi farlo in futuro a prezzi più vantaggiosi, vista la costante salita del prezzo di questa utility. Ma la generazione di elettricità è solo una parte della storia. Allo stesso tempo, per portare l'elettricità generata dall'energia nucleare all'utente finale è necessaria la trasmissione, la cui infrastruttura necessita di dosi considerevoli di rame. La costruzione di nuovi centri dati richiederà un aumento delle linee di trasmissione ad alta intensità di rame”.

“Anche in questo caso, come per l'uranio, il mercato del rame sta affrontando un deficit di offerta. Il rame sarà un metallo chiave nella transizione energetica. Per fare un esempio, basti pensare che la quantità di cavi di rame presente in un veicolo elettrico è pari a 2,5 volte quella utilizzata in un'auto convenzionale. Al rame richiesto nell’infrastruttura di trasmissione energetica e nella mobilità green va aggiunto quello necessario per gli ampliamenti e aggiornamenti della rete di fonti rinnovabili, come pannelli solari e turbine eoliche. In questo scenario, l'ulteriore domanda di rame derivante dalla rivoluzione dell'intelligenza artificiale e dall'aumento dei data center non fa che aumentare ulteriormente la domanda di rame, impattando così sul suo valore", conclude Bailey.