Questi primi mesi del 2024 hanno visto due temi protagonisti della discussione pubblica: la spesa per la difesa e l'energia nucleare. Il primo a seguito del protrarsi dei grandi conflitti scoppiati negli ultimi anni, come quelli tra Ucraina e Russia, tra Palestina e Israele e nuovamente alimentato dall’ultimo raid subito da quest’ultimo da parte dell’Iran, lo scorso sabato notte; il secondo a seguito delle recenti dichiarazioni della Commissione europea, la quale ha annunciato lo scorso 8 aprile di voler dar seguito alle richieste di un gruppo di Paesi europei, guidati dalla Francia, di aumentare gli investimenti nell'energia nucleare con il progetto dell'Alleanza industriale europea per i piccoli reattori modulari.
È interessante notare come, al momento, l'interesse per queste due tematiche non sia una coincidenza, in quanto sembrano essere due temi sempre più interconnessi.
Tom Bailey, Head of ETF Research di HANetf, ha provato ad analizzare la situazione presentando le possibili ragioni dietro al fermento e alla connessione di questi due argomenti: “I mercati hanno accolto i recenti eventi in Medio Oriente con relativa calma. Sebbene l'Iran abbia già dichiarato la conclusione degli attacchi e il Presidente Biden abbia invocato la moderazione, le incertezze permangono, soprattutto a seguito delle dichiarazioni di Israele, che ha accennato a potenziali risposte all’attacco subito, suggerendo il rischio di un'escalation. Tuttavia, la portata di qualsiasi risposta rimane incerta”.
“I mercati raramente valutano appieno i rischi di coda estremi”, aggiunge Bailey, “tuttavia, l'attacco iraniano a Israele sottolinea considerazioni più ampie. Lo stallo imposto dal presidente della Camera degli Stati Uniti Johnson dopo la prima votazione su una legge bipartisan del Senato, volta a fornire aiuti a Israele, Ucraina e Taiwan, è ora di nuovo al centro dell'attenzione. Il potenziale inasprimento delle tensioni in Medio Oriente potrebbe influenzare la posizione del Partito Repubblicano sulla proposta di legge, spingendo il Repubblicano Johnson a riconsiderare la sua posizione o, quantomeno, a influenzare voti a favore”.
“Tutti questi shock geopolitici, che continuano a mettere in evidenza i titoli della difesa, hanno anche richiamato l'attenzione su un altro tema di interesse pubblico, ossia l'importanza della sicurezza energetica; a seguito dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, diversi Governi si sono ritrovati a emettere sanzioni alla Russia, sanzioni che hanno inficiato anche il comparto energetico, costringendo i Paesi che un tempo dipendevano dal petrolio e dal gas russo a cercare alternative. Inoltre, insieme all'urgente necessità di raggiungere gli obiettivi ‘net zero’, è oggigiorno sempre più diffuso il desiderio di ottenere energia da fonti pulite e sicure, e l'energia nucleare sembra rispondere perfettamente a queste richieste”, prosegue Bailey.
“Sempre più Paesi che in precedenza avevano rinnegato l'energia nucleare, stanno cambiando la loro posizione. È il caso del Giappone, che dopo la marcia indietro sul nucleare a seguito dell'incidente di Fukushima del 2011 ha riattivato, dal 2015 a oggi, ben 12 reattori nucleari e si prevede che ne seguiranno altri. Tuttavia, con 61 impianti in costruzione in tutto il mondo e altri 113 in progetto, il previsto squilibrio tra domanda e offerta di uranio è diventato preoccupante. Serve aumentare la produzione della materia prima che alimenta questa energia per poter soddisfare una domanda sempre più crescente di nucleare in un’ottica di transizione energetica e non solo”, conclude Bailey.
HANetf propone due prodotti in risposta alle esigenze appena descritte. Il primo è il Future of Defence Ucits Etf (Bbg code: NATO IM), che ha accumulato oltre 300 milioni di dollari di AuM dal suo lancio nel luglio del 2023, con 264 milioni di dollari affluiti al fondo solo quest'anno.
Questo Etf mira a fornire un'esposizione alla spesa per la difesa e per la cyberdifesa degli alleati NATO e NATO+ ed è una soluzione per quegli investitori che cercano una copertura contro il rischio geopolitico.
Per quanto riguarda il nucleare, invece, ci sono lo Sprott Uranium Miners Ucits Etf (Bbg code: U3O8 IM) e lo Sprott Junior Uranium Miners Ucits Etf (Bbg code: URNJ IM). Entrambi lanciati in collaborazione con Sprott Asset Management, U3O8 ha raggiunto quest'anno il massimo storico di 330 milioni di dollari di AuM e ha registrato oltre 35 milioni di dollari di afflussi netti YtD; offre un'esposizione alla crescita dell'energia nucleare attraverso gli estrattori di uranio. URNJ, invece, si concentra sugli estrattori di uranio a media e piccola capitalizzazione, i cosiddetti “junior”, che hanno il potenziale di sovraperformare moltissimo nel prossimo futuro. Infatti, mentre molte delle società produttrici più grandi hanno già contrattato la loro produzione futura a prezzi di mercato più bassi, così non è per i junior, la cui futura produzione ha il potenziale per essere venduta sul mercato ai prezzi attuali o, addirittura, a quelli di eventuali ulteriori rialzi.