07 novembre 2024
Mercati al bivio: la rielezione di Trump e le nuove prospettive
Dopo il risultato delle elezioni statunitensi, Evan Brown, Head of Multi-Asset Strategy di UBS AM, illustra le principali implicazioni per i mercati
Donald Trump ha vinto il suo secondo mandato come Presidente degli Stati Uniti. Contemporaneamente, il Partito Repubblicano ha conquistato la maggioranza anche al Senato. Anche se la corsa per la Camera non è ancora definita e potrebbero volerci giorni prima di avere un quadro chiaro, uno scenario di Onda Rossa, con i repubblicani che controllano entrambe le camere del Congresso, sembra sempre più probabile. Se i democratici riuscissero a conquistare la maggioranza alla Camera, un Congresso diviso limiterebbe il margine di manovra di Trump nell'espansione della politica fiscale.
Un'Onda Rossa è lo scenario che porterebbe alla maggiore espansione fiscale, pesando sulle obbligazioni statunitensi, almeno nel breve termine. Le azioni statunitensi, beneficiando di tasse più basse e di una regolamentazione più leggera, oltre al quadro economico solido già in essere, dovrebbero sovraperformare gli altri mercati regionali, che devono far fronte a un maggiore rischio legato alle tariffe doganali. Queste dinamiche porterebbero anche a un rafforzamento generale del dollaro.
Come hanno reagito i mercati?
La reazione iniziale dei mercati è stata in linea con le nostre aspettative: Le azioni statunitensi hanno guadagnato oltre il 2%, sovraperformando i mercati azionari internazionali. Il sentiment positivo ha sollevato i titoli della maggior parte delle regioni a livello globale, a eccezione della Cina (Hang Seng -2,2%), che è maggiormente a rischio a causa delle minacce di Trump sui dazi. Le Small cap statunitensi sono quelle che hanno tratto i maggiori benefici (+6%), in quanto il programma di deregolamentazione di Trump dovrebbe aiutare le imprese focalizzate sul mercato interno, in particolare le banche regionali.
Il rendimento dei titoli di Stato Usa a 10 anni è aumentato di 20 punti base, avvicinandosi al 4,5%, mentre il dollaro statunitense si è apprezzato raggiungendo un nuovo massimo da 12 mesi a questa parte. Le valute dei principali partner commerciali hanno subito un calo significativo, con l'euro in flessione del 2%, il peso messicano (MXN) in perdita del 2,5% e il renminbi cinese (CHN) vicino a un calo dell'1,5%.
Il nostro outlook
Il dato più importante è che, tolto di mezzo l'evento di rischio più importante del 2024, vediamo una diminuzione della volatilità azionaria implicita, che spiana la strada al normale rally stagionale delle azioni statunitensi sia negli anni elettorali che in quelli non elettorali.
Le azioni statunitensi restano meglio posizionate, beneficiando di un'economia domestica molto solida, di un continuo allentamento monetario e ora di una prospettiva di ulteriore supporto a livello politico. Manteniamo invece un approccio prudente sulle azioni europee, già in difficoltà a causa della debole crescita interna, che probabilmente dovranno affrontare ulteriori ostacoli legati all'incertezza delle politiche e all'aumento dei rischi legati ai dazi. Le azioni dei mercati emergenti ora affrontano un bilanciamento dei rischi: gli stimoli economici in Cina potrebbero dare un ulteriore impulso alle prospettive di utili positive, mentre dazi più elevati rappresentano un rischio negativo.
Nel reddito fisso, la duration sta iniziando a fornire un certo valore dopo il forte aumento dei rendimenti che da settembre si è protratto fino a oggi. L’espansione fiscale rappresenta un evidente ostacolo per i Treasury statunitensi, ma i dettagli su come i previsti tagli fiscali e i dazi influiranno sul deficit di bilancio degli Stati Uniti rimangono per ora limitati.
Soprattutto, ci aspettiamo che l'attenzione degli investitori torni eventualmente sulle prospettive macroeconomiche, dove la disinflazione è ampiamente in linea, aprendo la strada a ulteriori tagli dei tassi da parte della Fed.
È probabile che il dollaro rimanga forte, specialmente rispetto alle valute più a rischio di fronte a una politica commerciale statunitense più aggressiva, come il peso messicano (MXN) o il renminbi cinese (CNH).
Pur essendo costruttivi sugli asset di rischio per la fine dell'anno e per il 2025, non ci aspettiamo la stessa performance che ha seguito la vittoria di Trump tra il 2016 e il 2017. Le valutazioni sono materialmente più elevate, la situazione fiscale degli Stati Uniti è più preoccupante e i benefici derivanti dai tagli alle tasse saranno più incrementali rispetto al primo mandato di Trump. Inoltre, Trump ha minacciato di essere molto più aggressivo nell'aumentare i dazi e nel rallentare o addirittura invertire l'immigrazione, entrambi sono shock negativi sull'offerta che ridurrebbero la crescita ed eserciterebbero pressioni al rialzo sull'inflazione. La priorità data da Trump alla salute economica suggerirebbe un approccio più equilibrato rispetto a quanto minacciato in campagna elettorale, ma è evidente il rischio che approcci più draconiani abbiano un effetto dannoso sull'economia e sui mercati.
A cosa fare attenzione?
L'esito ancora in bilico delle elezioni per il rinnovo del Parlamento determinerà se i repubblicani saranno in grado di attuare pienamente il loro programma politico. Sebbene la maggior parte delle previsioni siano valide in entrambi gli scenari, un Congresso diviso limiterebbe il potenziale di tagli alle tasse e di espansione fiscale. La duration sarebbe quindi il principale beneficiario di un simile esito. Prevediamo ancora una buona performance dei titoli statunitensi in questo caso, mentre per i mercati internazionali permane il rischio derivante da un aumento dei dazi. Ulteriori dettagli sull'agenda politica di Trump dovrebbero emergere nel 2025, contribuendo a perfezionare la valutazione degli investitori sull'equilibrio dei rischi.
Infine, è ampiamente previsto che la riunione del FOMC di domani comporterà un altro taglio dei tassi, attestando in generale una graduale tendenza alla disinflazione.
Il Congresso nazionale del popolo cinese (NPC) si concluderà l'8 novembre e presenterà i dettagli sulle prossime misure fiscali, che saranno importanti per il percorso degli asset cinesi e delle azioni dei mercati emergenti.
(Articolo a cura di Evan Brown, Head of Multi-Asset Strategy di UBS AM)